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Scrivere una favola per resistere


Il ruolo di un libro di favole nel campo di sterminio di Auschwitz. Il Corriere della Sera dedica un ricco approfondimento ad una storia vera che viene da un passato non troppo lontano.

Nel campo di sterminio di Auschwitz, in un giorno del 1944, un gruppo di deportati trova per caso, tra gli oggetti sequestrati ai prigionieri, un libro di favole. Il libro inizia a circolare tra il personale che lavorava presso gli uffici polacchi addetti alla catalogazione di materiale sequestrato ed in tutti crea lo stesso effetto: pagina dopo pagina cresce in chi lo legge la voglia di reagire e di non arrendersi davanti a quella situazione impossibile. Nasce così una idea semplice ma potente: scrivere favole per i propri figli lontani. Dopo poco l’idea diventa un progetto concreto. In gran segreto, presso gli uffici delle SS dove i prigionieri lavoravano ed avevano accesso a materiale tipografico, vennero scritte ed illustrate almeno 6 favole, oggi esposte al museo di Auschwitz.

Non è la trama di un film ma una storia vera cui il Corriere della Sera ha dedicato un lungo approfondimento, offrendo sia note bibliografiche sugli autori che interessanti gallerie d’immagini sulle illustrazioni delle favole. Il potere dei libri nella storia dell’uomo è sempre stato molteplice: mezzo di conoscenza, voce che tramanda storie lontane, ma spesso strumento di cambiamento. In questo caso un piccolo libro ha cambiato il destino di alcune persone, arricchendole e dando loro un nuovo modo per resistere alle ingiuste crudeltà cui loro erano vittime. Poi questo progetto, arrivato a noi, si è trasformato nel tempo diventando una testimonianza, un esempio di forza, coraggio ed ottimismo: elementi tuttora necessari in ognuna delle nostre vite.

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